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TRAMA : Una folle corsa per attraversare i vecchi Stati Uniti d’America e vincere con ogni diritto i 50 milioni di dollari messi in palio dagli organizzatori: in questo si riassume la trama di Steel ball run. Pensando al vecchio west ed allo spirito pionieristico, considerando che la storia si svolge nel 1890, si potrebbe pensare a questo manga come ad un’avventura di 70 giorni circa tra lande desolate, con sparatorie, assalti, indiani e qualsiasi altro colpo di scena immaginabile.
E ci saremmo anche andati piuttosto vicini, se solo non fosse che l’autore di questa pazzia, Hirohiko Araki, è stato l’autore di una delle serie di combattimenti più longeve e mentalmente insane della storia dei manga, ovvero Le bizzarre avventure di Jojo.
I due manga sembrano tra loro stranamente collegati. I due protagonisti sono tali J.Lo Zeppeli e Johnny Joestar, mentre tra quelli che potremmo considerare antagonisti troviamo un certo Diego Brando, famoso fantino di origini inglesi.
La gara sembra diventare una scusa per una trama nascosta. I personaggi presentati sono molti e variopinti, ed i richiami alla vecchia serie non stanno solo nei nomi.
J.Lo Zeppeli, anomalo cow boy dal comportamento bizzarro e dalla dentatura con inciso “Go!Go! Zeppeli”, sembra infatti dotato di uno strano potere collegato alle sfere di metallo che porta con se. Questi oggetti, probabilmente gli steel ball del titolo, gli permettono di manipolare in modo non consueto l’ambiente e le persone circostanti. Ad accorgersene sarà il fantino paraplegico Johnny Joestar, non certo uno stinco di santo, che, toccandone una spinto dalla sua curiosità, si ritroverà per un istante in piedi sulle sue gambe. Incredulo per l’accaduto, ed allontanato dal figuro, si deciderà a partecipare alla gara, nonostante per lui sia pressoché impossibile persino salire su di un cavallo.
Comincia così la folle corsa delle sfere d’acciaio, e tutto lascia presagire che sarà molto molto meno tranquilla di quanto preventivato.
Steel ball run potrebbe essere una lettura piacevole ed accattivante. Questo a patto di digerire il disegno un po’ poco comprensibile e la trama con molti riferimenti alla serie precedente.
Araki ha uno stile estremamente creativo, in grado di trasformare qualsiasi cosa in una lotta mentale, senza mai affidare la soluzione al confronto di forza bruta. Questo rende le sue serie un proseguirsi di idee eccezionali, che da una parte danno la garanzia di evitare ripetitività, mentre dall’altra mettono in pericolo la storia per un eccesso di “stramberie”.
La serie, in definitiva, potrebbe essere un toccasana per chi sente la necessità di arrivare a qualcosa di diverso, senza però allontanarsi dai suoi generi preferiti, quelli con molte botte e tanta azione.
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